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Scuole pubbliche o solo statali?

Quaderno n. 10 (giugno 2014)
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Per il pluralismo dell'offerta. Francia, Olanda, Inghilterra, USA e il caso Italia

Questa ricerca riguarda il rapporto fra “finanziamento” e “gestione” delle istituzioni scolastiche e, in connessione, la questione dei limiti alla libertà di scelta educativa da parte dell’utenza.

Si tratta di un tema molto controverso sul piano politico. Non siamo in presenza di una querelle solo italiana:  con toni diversi, il nodo è stato già affrontato in altri paesi di grande tradizione educativa, ciascuno dei quali ha individuato una propria via per gestirlo. Ci sono del resto eccellenti ragioni, storiche e culturali, per sostenere il ruolo primario dello Stato nell’indirizzare e valutare l’azione educativa della scuola; come ce ne sono di non meno valide per sottolineare i rischi di un monopolio educativo, da chiunque esercitato.

In ciascuno dei quattro paesi stranieri presi in esame, esistono scuole finanziate dallo Stato ma gestite da privati, con modalità diverse: è il caso delle Charter Schools americane, delle Academy Schools inglesi, delle Scuole private a contratto in Francia e delle Scuole private a diversa “denominazione” nei Paesi Bassi. Quello che li accomuna tutti è la scelta di diversificare l’offerta formativa, consentendo l’apertura di scuole “indipendenti”, finanziate nella stessa misura o quasi delle corrispondenti scuole statali.

 Il Quaderno si conclude con il caso delle scuole paritarie in Italia: l’assegnazione dei fondi pubblici viene effettuata in un clima di sostanziale  incertezza e aleatorietà. Con queste caratteristiche, il “contributo” dello Stato (ed anche degli altri enti pubblici) risponde solo simbolicamente ai principi di pluralismo dell’offerta, diritto di scelta delle famiglie, sussidiarietà tra iniziativa statale e privata, e natura pubblica del servizio educativo affermati dalla legge 62/00 sulla parità.

Anche dal punto di vista culturale la misura e le modalità a dir poco inefficienti del finanziamento pubblico alle scuole paritarie non sembrano rispondere ad una consapevole e condivisa scelta politica che è stata invece operata dagli altri Paesi presi in esame.

 

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